27 GENNAIO – GIORNATA DELLA MEMORIA

“Questa testimonianza sulla deportazione, come tutte del resto, per quanto tragica sia, è solo un’infinitesima frazione, una
microscopica tessera di quel mosaico infinito di sofferenze umane che è stata la Shoah; parola che significa «massacro,
annientamento» e meglio di «olocausto» corrisponde a ciò che è accaduto durante la seconda guerra mondiale. Quest’ultimo
termine, infatti, sottintende un concetto di volontarietà del sacrificio da parte delle vittime”.

Goti Bauer

 

Agata ‘Goti’ Herskovits Bauer
Nata a Berehovo in Rutenia (regione Ungherese, allora parte della Cecoslovacchia), il 29 luglio 1924. Nel 1929 si trasferisce a
Fiume con la famiglia, composta dal padre Luigi, dalla madre Rosa Rebecca Amster e dal fratello Tiberio, minore di due anni.
(La sorella Lili viveva in Ungheria con il marito, anch’essi deportati e morti ad Aushwitz nel giugno 1944). Goti Frequenta la
scuola italiana fino alla emanazione delle leggi razziali. Dà gli esami come privatista e consegue la maturità scientifica nel
1942. Nel 1944 la famiglia lascia Fiume che era in mano ai tedeschi, si rifugia dapprima sulla costa romagnola, a Viserba, e
decide poi di tentare il passaggio in Svizzera. Arrestati a Cremenaga (VA) il 2 maggio 1944, vengono carcerati a Varese, Como
e Milano e poi deportati ad Auschwitz. Solo Goti tornerà nel luglio 1945. Vive a Milano.

Il racconto di Goti Bauer è pubblicato in “Mezzo secolo fa, guerra e Resistenza in provincia di Varese”, a cura di Istituto
varesino per la storia dell’Italia contemporanea e del movimento di liberazione, Franco Angeli editore, Milano 1995.
Per un approfondimento sugli arresti degli ebrei in provincia di Varese vedi Franco Giannantoni, “Fascismo, guerra e società
nella Repubblica sociale italiana (Varese 1943-45)”, Gli ebrei, pag. 233 e seguenti, Franco Angeli editore, Milano 1984.