Auguri dalla Biblioteca

Noi della Biblioteca di Gazzada Schianno vogliamo augurare un Sereno Natale e un buon anno 2020 a tutti i concittadini e in generale a tutti coloro che, pur non abitando a Gazzada Schianno, frequentano a vario titolo le offerte culturali della nostra Biblioteca.

In questi primi sei mesi di lavoro con l’Amministrazione targata Futuro Comune abbiamo impostato il programma di mandato che ci guiderà nel rimanente periodo amministrativo. Chi si reca ora in Biblioteca trova anche un nuovo ampio spazio che stiamo finendo di arredare e attrezzare perché sia una accogliente Sala Lettura, Aula Studio, Spazio per Seminari, Incontri, Iniziative comunitarie e culturali in genere.

Stiamo incrementando il patrimonio librario anche con la confluenza di donazioni cospicue che affiancano gli acquisti disposti dall’Amministrazione Comunale e dal Sistema Bibliotecario a cui la nostra Biblioteca afferisce.

Ora la Biblioteca chiuderà per riposo programmato dal 24 dicembre al 6 gennaio ma il prossimo anno amplieremo l’apertura riducendo anche le pause tecniche da calendario grazie all’afflusso di un nutrito gruppo di volontari (ca. 20) di tutte le età, di differenti storie professionali e personali.

Per aggiornarvi sulle attività della nostra Biblioteca consultate il portale web del Comune di Gazzada Schianno, leggete regolarmente la newsletter comunale che viene inviata a tutti coloro che ne fanno richiesta oppure passate a trovarci in qualsiasi momento della nostra apertura al pubblico: Cristina, la Bibliotecaria, i volontari presenti e, qualche volta, noi componenti dell’Amministrazione Comunale,saremo lieti di incontrarvi.

Gli auguri ve li facciamo quest’anno con:

  • e un brano dal libro “Sermone di Natale” di Robert Louis Stevenson, brano che riassume elegantemente e con sufficiente leggerezza la sua filosofia, innanzitutto una filosofia felice, grata per le piccole e grandi benedizioni. Il mondo lo appaga, non per ciò che gli potrebbe offrire o concedere, ma in sé, per il fatto stesso di esistere, e vuole condividere con il lettore questa benedizione. Il Natale è emblematico di questa sua visione della vita che qui condividiamo in una piccola anteprima del libro, facendo a tutti voi un caro augurio di Buon Natale.

Si potrebbe sostenere che l’insoddisfazione per i nostri sforzi nella vita scaturisca in qualche modo dalla nostra stupidità. Aspiriamo a compiti più elevati perché non riconosciamo l’elevatezza di quelli che già abbiamo. Tentare di essere buoni e onesti è un’impresa troppo semplice e priva d’importanza per gentiluomini della nostra eroica tempra; preferiremmo dedicarci a cose più audaci, ardue e risolutive; preferiremmo scoprire uno scisma o reprimere un’eresia, tagliarci una mano o mortificare una brama. Ma il compito che ci attende, quello di convivere con la nostra esistenza, richiede una microscopica precisione, e l’eroismo necessario è quello della pazienza. Non c’è modo di tagliare i nodi gordiani della vita: bisogna districarli uno dopo l’altro, col sorriso sulle labbra.

Essere onesto, essere buono, guadagnare poco e spendere meno, rendere nel complesso la famiglia più felice con la propria presenza, rinunciare quando è necessario senza amareggiarsi, avere pochi amici ma questi senza riserve – soprattutto, alle stesse ferree condizioni, preservare l’amicizia con noi stessi –: ecco l’impegno per quanto c’è di forte e di delicato in un uomo. Possiede un animo ambizioso chi desidera di più; ha uno spirito ottimista chi contempla un’impresa simile sperando nel successo. C’è in effetti nel destino umano un fattore che nessuna cecità può confutare: qualsiasi scopo ci sia destinato, non siamo nati per il successo: la sorte assegnataci è il fallimento. Così accade in ogni arte e studio, ma soprattutto nella sobria arte del vivere bene. Ecco una piacevole riflessione per la fine dell’anno, o per la fine della vita: soltanto l’autoinganno verrà soddisfatto, e non ci sarà disperazione per chi dispera.

Ma il Natale non è solo la pietra miliare di un altro anno, che ci spinge a un esame di coscienza; è un periodo che, in virtù di tutte le sue implicazioni private e religiose, suscita pensieri di gioia. Un uomo insoddisfatto dei propri sforzi è un uomo tentato dalla tristezza; e nel cuore dell’inverno, quando la vita scorre più lenta e la mente torna alle sedie lasciate vuote dalle persone care, è un bene che le circostanze lo obblighino a sorridere. Il nobile disappunto, la nobile abnegazione non sono da ammirare, e nemmeno da perdonare, se recano amarezza. Un conto è entrare storpi nel regno dei cieli, altro storpiarsi e restarne esclusi. E il regno dei cieli appartiene a chi si fa simile a un fanciullo; a chi si accontenta di poco, a chi ama e dona piacere. Uomini dal forte braccio, conquistatori, costruttori, giudici hanno vissuto a lungo e agito con fermezza, conservando comunque un’indole amabile; e se la perdessimo, presi dai nostri miseri interessi, dalle nostre preoccupazioni da quattro soldi, sarebbe un’irrimediabile vergogna.

Gentilezza e gioia: ecco due valori che vengono prima di qualsivoglia morale; sono i doveri perfetti.